1. Ansia
No, non è la mia e spero nemmeno la vostra, è quella di questa squadra. Rimasta un tempo bloccatissima e guardinga contro un avversario ugualmente timido, e protagonista di un secondo tempo di vano assalto all’arma bianca, più caparbio che lucido. Abbiate pazienza se non vi rifaccio l’analisi della partita, che potete leggere qui, la sintesi è quella che ben sapete tutti: Fiorentina che ai punti avrebbe meritato anche il pari ma paga caro i troppi errori commessi, in avanti e in difesa. Errori di mediocrissima lucidità. No, non è colpa dell’arbitro, facciamo le persone serie su.
Piuttosto, a freddo pensavo una cosa curiosa. Ovvero che una partita del genere tre anni fa sarebbe stata lodata da pubblico e critica. Perdi di misura, a Milano, con un gol subito su rigore, un palo colpito e il portiere avversario che ti respinge di faccia un piattone da tre metri. Oggi invece sembra difficile trovare tracce positive in quella che comunque, in un frangente di campionato difficile, è la quarta sconfitta in cinque partite, arrivata contro un Milan più malmesso di noi.
Forse c’è davvero un problema di ansia da prestazione. Un eccesso di aspettative magari. Esempio banale: quando le gare vanno storte, si registra (e si lamenta) quell’insistente surplus di cross e sviluppi dalle corsie laterali, che quasi sempre si risolvono in una palla lenta lanciata nel mucchio e spazzata dai difensori avversari. Un’osservazione giusta, per carità. I cross non solo la più redditizia soluzione in rifinitura. Però mi chiedo che soluzioni mai dovrebbe (o potrebbe) elaborare la Fiorentina quando è chiusa nelle zone centrali. O il terzino crossa (perché sa fare solo quello) o l’ala punta l’uomo e lo salta, non c’è altra strada. Ora riguardate un attimo la catena di sinistra contro il Milan: quali giocate decisive vi potete ragionevolmente aspettare?
2. L’eterno enigma del centravanti ep. 2
Due settimane fa su questa newsletter mi dilungavo nell’analizzare le difficoltà di M’bala Nzola. A questo giro tocca invece a Beltran, partito dal primo minuto a San Siro e in buona sostanza autore di settanta minuti passati a farsi malmenare dai centrali difensivi del Milan, il tutto condito da un’occasione sprecata in modo irreale.
Del ragazzo, uscito comunque con la morte negli occhi immagino perché consapevole della gravità della sua prestazione, mi hanno colpito due cose in negativo: il suo completo mismatch contro Tomori e Thiaw (7 duelli giocati, 5 persi; 2 dribbling tentati, 0 riusciti) e il fatto che sia alla seconda gara malamente steccata sulle due giocate al Meazza. E qui si va oltre considerazioni di natura tecnico-tattica, trascendendo di nuovo sul piano mentale. La sensazione è che il giocatore stia scoprendo in maniera brutale e traumatica come la Serie A, a livello tecnico e atletico, sia un po’ un’altra cosa rispetto al campionato argentino. Non è il primo attaccante a cui capita, non sarà l’ultimo.
Intanto, il nuovo filone di discussione del tifo sul centravanti è che con Italiano le punte non segnano. Ora non è il caso di ammorbarvi con una disquisizione tattica, ma metto solo agli atti che un attaccante con Italiano segnava fraccate di gol e in altri lidi ha avuto più difficoltà. Quelli che lo hanno sostituito, segnavano poco da noi e ora non segnano nemmeno con le mani. Talvolta nemmeno giocano. L’ipotesi che fossero dei miracolati non la scarterei, ecco.
3. Salvate il soldato Parisi
Fa molto Fiorentina questo fatto, di codesto ragazzo che da un mese fa il terzino a piede invertito e condisce le sue buone prestazioni con decisivi errori difensivi. Oddio, a ben vedere ieri nemmeno di errore si tratta, visto che lì Theo Hernandenz o lo stendi o finisce come con Igor a Praga. Vero, Parisi legge in ritardo il taglio del francese, ma i due duelli vinti da Musah in mezzo al campo (male Quarta nel rompere la linea) e la passività di Milenkovic contribuiscono in maniera decisiva ad aprire una tangenziale in mezzo alla difesa. Per il resto, o è gol o è rigore. E, tanto per ricordarlo, quello è un probabile rosso che manca, dove l’arbitro generosamente ha considerato genuino l’intervento dell’ex Empoli.
Difficile ridurre la questione al semplice fatto che Parisi gioca sulla corsia opposta a quella tradizionalmente occupata, anche se questo non lo aiuta a livello posturale. Di certo, il giocatore non sta spiccando per lucidità nelle letture difensive, peraltro dentro un contesto dove nessun compagno di reparto è realmente bravo in questo.
Solo, non vorrei che negli allucinanti dibattiti del tifo vada persa la prestazione, che in realtà è l’ennesima dove Parisi è tra i pochi a cercare e trovare soluzioni. Si parla del giocatore con più duelli vinti in assoluto (9 su 12), più dribbling riusciti in assoluto (3 su 4 tentati) e una generale maggior precisione di esecuzione nelle giocate. Avete presente il discorso dei cross? Parisi è un giocatore che raramente crossa, tantopiù ora giocando sul lato del piede debole. Infatti ne ha tentato solo uno, contro i 13 di Biraghi. Eppure, sono entrambi con lo stesso numero di cross riusciti. Così, tanto per farlo notare.
“I tre punti del lunedì” sono una rubrica della newsletter di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece hai delle rimostranze rispetto a quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui.